
Bandiere Blu 2015: Undici al Cilento con la new entry Capaccio-Paestum

Notizie del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano
Organizzata dall’Associazione “Confusi ma Felici”, in collaborazione con la Banca Monte Pruno, la Banca di Credito Cooperativo di Aquara e il Comune di Piaggine, la Festa della Neve 2015 prenderà inizio dal 1 febbraio e si protrarrà fino a domenica 29 marzo, con escursioni diurne e notturne muniti di sci o ciaspole per arrivare al Rifugio Monte Cervati lungo la pista del Lupo, al Piano degli Zingari, ma anche lezioni di sci di fondo, tiro con l’arco, passeggiate con le ciaspole, giochi sulla neve e workshop di fotografia.
I partecipanti potranno scegliere la struttura presso cui soggiornare nei vari residence e b&b di Piaggine, Laurino, Valle dell’Angelo, Felitto, Roscigno e Bellosguardo. L’organizzazione mette a disposizione una motoslitta per condurre i partecipanti fino al Rifugio.
E per le serate ricche degustazioni a base di prodotti tipici locali, con visite guidate nei caratteristici centri storici della zona.
Un evento per promuovere un nuovo modo di vivere la montagna che sia divertente e allo stesso tempo non invasivo per la natura.
Info:
Comune Piaggine: 339.48.66.170 – Pro Loco “Cervati”: 388.47.45.405 – Confusi ma felici: 339.28.23.021
Un’interessante mostra dal titolo Il Cilento dalla Preistoria al risorgimento sarà allestita presso il quartiere fieristico di Vallo della Lucania dall’8 marzo al 31 maggio prossimi.
L’iniziativa promossa dal comune di Vallo della Lucania, con l’Ente Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, la Banca di Credito Cooperativo Cilento e Lucania sud e l’Ente Fiera di Vallo della Lucania, in coincidenza con il quindicesimo anniversario del riconoscimento Unesco del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni, ha lo scopo di riscoprire la storia, la cultura, l’arte e il territorio avvalendosi di attività didattiche, meeting, convegni e visite guidate presso i numerosi musei presenti nell’area.
I reperti risalenti al periodo giurassico conservati nel museo paleontologico di Magliano Vetere costituiranno il primo step di questo singolare viaggio nel tempo. Il gradino successivo sarà costituito dalle testimonianze di insediamenti neanderthaliani delle aree di Palinuro e Scario, passando poi ai ritrovamenti della civiltà eleatica delle aree di Velia e a quelli di età greca della zona di Paestum Capaccio, fino a giungere al periodo risorgimentale con i documenti relativi all’ordine di arresto di Giuseppe Mazzini e al manoscritto originale della Spigolatrice di Sapri, la celebre poesia di Luigi Mercantini in cui si narra della sfortunata spedizione di Carlo Pisacane nel Regno delle Due Sicilie.
Chi ha parenti cilentani o semplicemente qualche amico cilentano, avrà sentito nominare qualche volta il “Munacieddo”: singolare figura simbolica protagonista di tante leggende cilentane. Mai sentito nominare? Provate a chiedere nel Cilento.
Di paese in paese, ogni comunità custodisce la sua versione personale della storia del “Munacieddo”, sempre descritto con lo stesso aspetto e con una particolare attitudine a fare piccoli dispetti a destra e a manca.
“Accuortu a lu Munacieddu!”, “Mi pari nu Maunacieddu!”, “Citto, che arriva lu Munacieddu!”… Quante volte le nostre nonne cilentane hanno citato questo misterioso personaggio (di cui ogni bambino, siamo sicuri, ha avuto un po’ di timore).
Ma chi è il Munacieddo? La sua figura è tipica dell’intero Sud Italia, dove è conosciuto con nomi diversi. Un personaggio plurisecolare che compare anche in numerosi paesi del mondo, sotto varie forme diverse. Si pensi ai folletti della cultura celtica e pagana, spiritelli benigni o maligni, solitamente molto dispettosi, sempre caratterizzati da bassa statura e carattere assai mutevole.
Coperto da un saio da monaco, spesso descritto con una lieve gobba e dall’aspetto deforme, seminascosto dall’abito, la leggenda più conosciuta del Munacieddo cilentano pare che abbia origine a Napoli. Nel lontano 1400 si racconta che Caterinella, giovane napoletana benestante, partorì un bambino deforme, che inizio a coprire con un saio da monaco datogli dalle suore presso le quali la fanciulla era ospite. Caterinella venne rinchiusa infatti in un convento dopo la morte del suo sposo, assassinato, si diceva, perché non benvoluto dalla famiglia della giovane fanciulla. Il bambino cresceva assai vivace ma purtroppo morì in tenera età, gravemente ammalato. Da allora si narra che lo spirito del bimbo apparisse continuamente alla gente, che iniziò ad attribuirgli oscuri poteri magici.
Altra antica leggenda narra di un monaco che andava di casa in casa, offrendo preghiere e altri servigi. Grazie alla sua piccola statura riusciva ad entrare agile e furtivo in ogni casa, passando attraverso i canali in cui si calava il secchio per raccogliere l’acqua. A lavoro ultimato, se non retribuito per la sua prestazione, il piccolo monaco beffardo ringraziava con dispetti di vario genere.
Tra sacro e profano… Spirito buono o cattivo?
La credenza popolare ha trasformato nel tempo la figura del piccolo monaco beffardo – inizialmente un demone malefico – in uno spiritello buono, di cui tante leggende si narrano da sempre nelle terre campane e soprattutto cilentane. Attenzione però: ricordate che il Munacieddo non ha mai perso il vizio di fare burle e dispetti… Occhio!
Anna Izzo