Felitto
Il paese è situato nell’alta valle del Calore lungo un pendio di un monte la cui opposta parete cade a strapiombo sulle rive del fiume. Il borgo medioevale è caratterizzato da viuzze strette e anguste ma di grande suggestione. Originario di Felitto fu Matteo De Augustinis, che crebbe e si formò alla cattedra dei grandi liberali partenopei, interpretando e facendo propria la lezione del Genovesi. Liberale e liberista, il grande economista cilentano sostenne in un’epoca dominata dal protezionismo la necessità di liberare l’economia dal giogo dei dazi doganali, favorendo così l’economia di mercato e lo sviluppo della libera concorrenza.
Da visitare il Castello feudale, con costone chiamato “salita delle cappelle” composto di sette torrioni. Sono caratteristiche le feritoie esistenti nelle mura dello spiazzo Belvedere. Da ricordare, il Mastio o Maschio: un torrione di ragguardevoli dimensioni, alto circa 25 metri. Ad est, tra il palazzo baronale, le torri quadrate e la porta, si trova il giardino. Esistono ancora due abbeveratoi, scavati in blocchi di pietra di forma ottagonale. Vi è un’oasi protetta nelle gole del fiume, dove ancora vive la lontra tra gli anfratti d’acqua che si insinuano nella colata lavica del verde che scivola dai monti di Magliano Vetere. Sono presenti un bosco ripariale composto da macchia mediterranea e da un piccolo castagneto. La parte più suggestiva è costituita da una serie di gole strette e profonde in cui si convogliano le acque del Calore Salernitano, tra le due località di Felitto e Magliano. Qui le rocce scavate dal fiume portano il nome di “Marmitte dei giganti”.
Da non perdere la festività del Santo Patrono Vito il 15 giugno.
Cosa Vedere...
Castello feudale, con costone chiamato “salita delle cappelle” composto di sette torrioni. Sono caratteristiche le feritoie esistenti nelle mura dello spiazzo Belvedere. Da ricordare, il Mastio o Maschio: un torrione di ragguardevoli dimensioni, alto circa 25 metri. Ad est, tra il palazzo baronale, le torri quadrate e la porta, si trova il giardino. Esistono ancora due abbeveratoi, scavati in blocchi di pietra di forma ottagonale. Le torri sono fornite di merlatura alla guelfa, di parapetti per gli arcieri, di feritoie per il lancio delle frecce e di spioncini dietro i quali erano sistemate le macchine. Sulla torre della porta occidentale sono ancora visibili i “beccatelli”, che sostenevano una piccola piattaforma fornita di caditoie, fori dai quali era possibile lanciare sugli eventuali assalitori acqua, olio bollente e pietre- Chiesa dell’Assunta. A sud l’abside poligonale irregolare, con le nicchie, la centrale dedicata a Maria SS. Assunta, titolare. Alla sommità tre finestroni a vetro bianco e verde a forma di croce. Si accede alla chiesa attraverso l'atrio esterno, con quattro bellissime arcate di stile diverso che aprono lo sguardo su un vastissimo e verdeggiante panorama. A sud il campanile alto circa 40 metri. Internamente vi è una bellissima scalinata in pietra, a chioccia, occupante la prima parte della salita. Un cenno a parte meritano le statue lignee di San Giuseppe, scolpita nel 1733, e di San Ciriaco, anteriore al 1728
Chiesa della Madonna del Rosario, risalente al 1200. Il culto prese grande vigore dopo la battaglia di Lepanto, svoltasi il 7 ottobre 1571, in cui una lega formata da Spagna, Venezia e Santa Sede sconfisse la flotta turca. Pare che durante la battaglia fosse stata invocata e che il suo intervento fosse stato ritenuto decisivo
Santuario di Santa Maria di Costantinopoli eretta nel 1591
Cappella della Madonna del Carmine oggi estremamente degradata
Cappella di San Vito, la cui collocazione, molto prossima al corso del torrente Pietra, forse non è casuale: potrebbe voler ricordare il luogo della morte del santo, individuato presso la foce del Sele. Purtroppo questa cappella non esiste più e, nel 1850, il popolo di Felitto, con il contributo di una signora italo-americana, ne fece erigere una nuova
Cappella di San Ciriaco. Particolare è la copertura e la forma rettangolare con abside semicilindrica. Si conserva ancora la statua lignea del Santo. In coincidenza con la festa di San Ciriaco, l’otto agosto, si svolgeva anche una importante fiera di bestiame, durante la quale si stabilivano i prezzi dei cereali, da far valere, poi, in tutta la vallata
Museo della Civiltà Contadina ed Artigiana. Nasce con l’intento di raccogliere, custodire e tramandare la memoria degli oggetti caratteristici della quotidianità della civiltà rurale. Nelle varie stanze è stato ricostruito l’aspetto degli ambienti domestici, dalla cucina alla stanza da letto, servendosi di oggetti ed arredi originali, recuperati dalle abitazioni del centro storico e del territorio. Numerosi sono, inoltre, gli attrezzi e gli arnesi che riportano alla memoria le botteghe degli artigiani ed il lavoro dei campi..
Storia...
Paese di origine greca, l’etimologia di Felitto deriva probabilmente da fiix (felce) o da folictum. Il suo nome lo si ritrova per la prima volta nel 1191, in una bolla di papa Celestino III. Ma una prima notizia sicura la si trova in una lettera di Innocenzo IV del 1248 all’abate del monastero di San Pietro di Eboli, in cui il Papa lo invitava ad adoperarsi per l’assegnazione di un feudo militare al “dilectus filius Johannes de Philecto, miles Caputaquensis diocesis”, esule presso di lui a Lione e che aveva avuto confiscati i beni da Federico II.
Nel 1796 il governatore di Felitto, Tommaso Montesano, venne processato per reità di Stato.