Magliano Vetere
Fra il verde dei fitti boschi e la nuda roccia delle rupi segnate dal fiume Calore sorge Magliano Vetere. La particolarità di questo comune, nel quale si respira ancora l’aria gotica e longobarda, è quella di essere formato da tre borghi, tutti molto antichi e tutti circondati dalla natura selvaggia del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Splendido è il sentiero delle cappelle rupestri, come spettacolare è anche il percorso, che porta prima al ponte medievale sotto Magliano Nuovo, e permette poi di proseguire attraverso le meravigliose gole del Calore. In questa zona, gli spettacolari santuari rupestri ed i versanti rettilinei dei monti Faito e Chianiello sono i segni delle antiche gesta dell’uomo e di quelle, ancor più remote, della natura.
Una leggenda legata al territorio narra che esiste un tesoro abbandonato dai briganti, costretti alla fuga o uccisi dai gendarmi. Il centro storico si incunea come una “V” nella montagna, risalendola. Le strade, collegate tra loro da gallerie, percorribili quasi esclusivamente a piedi, sono spesso costituite da gradoni di roccia tagliata.
Da non perdere la festività di San Mauro con le tradizionali “cente”, ossia cesti ovali ricolmi di candele, fiori e nastri da omaggiare al Santo (11 luglio).
Cosa Vedere...
- Santuario di Santa Lucia, con antichissimi affreschi dipinti nella roccia
Cappella dell’Annunziata, edificata alla metà del ‘600, di cui restano solo ruderi
Chiesa di Santa Maria Assunta, con facciata intonacata di rosa ed interni ricchi e fastosi
Chiesa di San Fortunato, con tre lettere incise sulla trave superiore, forse A di amor (amore), G di gaudium (gioia) e p di pax (pace). Il portone principale è stato scolpito nel legno da Mastro Antonio Infante nel 1733
Santuario di San Mauro, una cappella rupestre che sembra la naturale prosecuzione della roccia della montagna. Interessanti alcuni affreschi del 1400 rappresentanti episodi della vita di santi, figure di angeli, musici e cantori
Ponte medioevale, sul fiume Calore, tra i più belli del Cilento ancora percorribile, con intorno suggestivi campi di papaveri
Rupe rossa, sito archeologico con reperti lucani
Storia...
Il toponimo deriva da “manlius”, nome gentilizio dell’antica Roma, a cui già nel VI sec. fu aggiunto il suffisso “etera”, “città vecchia”.
La zona fu abitata dai monaci basiliani, da San Basilio, di origine italo-greca. Fuggirono dai Balcani per la persecuzione iconoclasta nel VI sec. e fondarono luoghi di culto, la grancia.