Cosa Vedere...

  • Museo Civico, che raccoglie i manufatti, gli attrezzi e gli oggetti che testimoniano l’attività dell’uomo nel suo ambiente, nelle più disparate manifestazioni esteriori per rappresentare il tessuto culturale della comunità
    Abbazia di Santa Maria di Cadossa. Sull’altare maggiore si eleva, addossato al muro di fondo, il quadro della Vergine Assunta, da sempre titolare della chiesa
    Chiesa e convento ex Cappuccini. L’ala sinistra presenta un impianto a corte, con chiostro a piano terra, sul quale si aprono ambienti per uso comune: refettorio, cucina, dispensa e forno. Il chiostro, di armoniose proporzioni, è delimitato da archi in muratura a tutto sesto e corridoi con volta a botte. Al primo livello si accede per mezzo di una scala a due rampe con gradini realizzati in pietra locale, con soffitto a volta rampante, la cui imposta è sormontata da affresco raffigurante lo stemma francescano. La chiesa ebbe, in origine, una sola navata, separata dall’abside da un magnifico arco trionfale. Il pregevole altare maggiore, in marmo policromo, fu fatto edificare nel 1863 dalla Amministrazione Comunale
    Chiesa della Madonna di Loreto. Presenta una facciata di stile classico. L’interno è costituito da una navata principale e da un’altra laterale, sulla destra, che accoglie l’antica cappella della Vergine di Loreto, raffigurata in una magnifica tela di autore ignoto.
    Chiesa di Sant’Andrea. Unica testimonianza della costruzione originaria resta il campanile in pietra da taglio a vista. L’impianto è a croce latina con ampia navata centrale, volta a botte e abside semicircolare. Le due aule laterali accolgono le numerose cappelle. Nel presbiterio vi è il pregevole altare maggiore, in pietra di Padula, del 1728
    Chiesa di Sant’Antonio abate. L’edificio si presenta a pianta rettangolare ad aula unica; il soffitto è a botte, intersecato da otto velette laterali; sull’altare maggiore si può ammirare una pregevole tela raffigurante Sant’Antonio in mezzo a due martiri: Santa Lucia e Sant’Agnese. La facciata è decorata con lesene laterali a stucco, sormontate da timpano abbellito con mensole e rosette, con foro semicircolare centrale. Alla sommità del tetto si erge un piccolo campanile a vela
    Chiesa dell’Assunta. L’edificio, a croce greca, è stato costruito con grande perizia architettonica. Presenta una facciata ben proporzionata e dinamica con angoli arrotondati, il cui spazio, in mattoni pieni a vista è spezzato da paraste realizzate in pietra locale da taglio con funzione di pilastri su doppio ordine; nel primo è inserito il portale d’ingresso e nel secondo un finestrone, entrambi di pregevole fattura. La copertura della cupola, in coppi, richiama modelli di epoca bizantina. L’interno, ad aula unica con volta a botte, si fa ammirare per l’armoniosità dei caratteri e la sobrietà delle decorazioni. Il presbiterio, posto su piano rialzato, è impreziosito dall’altare maggiore in marmo policromo, alle spalle del quale fa bella mostra il “Concistorium” realizzato in legno di noce
    Ex cappella di Santa Sofia: restano il portale d’ingresso ancora nel suo sito originario, l’altare maggiore, l’altare della Madonna della Purità, l’altare di San Rocco e quello della Pietà, collocati tutti in un vano ricavato dallo spazio un tempo occupato dalla strada mulattiera adiacente
    Cappella di Santa Maria delle Grazie. Il piccolo tempio, a pianta rettangolare, con presbiterio rialzato, presenta un’unica navata alla quale si accede attraverso un bel portale in pietra di Padula. Sulla parete di fondo dell’abside, si ammira una pregevole statua della Madonna delle Grazie, inserita in una edicola semicircolare che sormonta l’altare in legno col suo artistico tabernacolo intarsiato
    Cappella di Santa Rosa. L’interno, a pianta rettangolare, ad aula unica, ha volta a botte e pavimento in cotto. Sopra l’unico altare, di pregevole fattura, in una nicchia semicircolare si conserva la statua della Santa titolare
    Cappella di San Vito. Unico elemento originario resta il portale in pietra da taglio
    Cappella dell’Annunziata. Di forma rettangolare con volta a crociera e piccolo presbiterio rialzato, ha un unico altare in pietra sormontato da una nicchia semicircolare atta ad accogliere il gruppo statuario dell’Annunciazione
    Grancia basiliana di San Pietro. L’attigua chiesetta, ben curata e aperta al culto, presenta, all’esterno, una interessante icona del santo titolare, racchiusa in un ovale che sormonta il portale d’ingresso
    Chiesa di Sant’Anna. Con la sua imponente mole, la costruzione domina la piazza antistante e tutto il contesto urbanistico che la circonda. Lo spazio interno è diviso in tre navate da arcate acute poggianti su robusti pilastri a fascio. L’altare maggiore è sormontato da un tempietto in marmo policromo che accoglie il gruppo statuario di Sant’Anna con la Vergine bambina
    Grotta di San Michele Arcangelo
    Chiesa del Sacro Cuore di Gesù a due navate, con interno a vetrate figurate
    Palazzi Cestari, Passarelli, Arcieri Volentini, Abbatemarco e Gerbasio
    Terme delle sorgenti di Santo Stefano .

Storia...

Il casale risale verosimilmente a prima dell’anno Mille e ha origine in seguito alla distruzione di Cesariana e di altre città della Valle ad opera dei Saraceni nel 915 d.C.
Le prime notizie si hanno da una pergamena datata novembre 1086.
Per la salubrità dell’aria, la ricchezza delle acque e la fertilità del suolo, Montesano fu feudo ambito da molti signori nel periodo medievale. Nel 1337 Guglielmo Sanseverino, figlio del conte Tommaso, fondatore della Certosa di Padula, comprò il feudo dal suddetto Roberto e, nel 1346, lo cedette a sua moglie Margherita di Scotto, che lo tenne col titolo di Contea per ben 54 anni. Nei successivi trecento anni molti altri signori si avvicendarono nella dominazione del borgo. La Certosa di Padula, ultima padrona, tenne il casale fino all’abolizione della feudalità.
Per gli abitanti, nel corso di tutti questi secoli, la vita non trascorse certamente tranquilla a causa di continue carestie, epidemie e terremoti che periodicamente facevano la loro comparsa. Nel 1348 ci fu la peste nera, che si rifece viva nel 1656, decimando letteralmente la popolazione.
La ventata rivoluzionaria che investì il Meridione con la proclamazione della Repubblica Napoletana nel 1799 fece sentire i suoi effetti anche a Montesano, dove si verificarono tumulti e violenze tra monarchici e repubblicani, questi ultimi decisi a modificare il vecchio assetto sociale.
Il 17 febbraio fu barbaramente ucciso Nicola Cestari, che era stato eletto presidente della Municipalità (un vero e proprio episodio di omicidio-cannibalismo).
Ristabilito l’ordine, Montesano divenne libero Comune e potè godere di un periodo di relativo benessere.
Il 21 ottobre 1860, in occasione del Plebiscito per l’annessione al Regno d’Italia, il paese fu al centro di una rivolta ad opera di filoborbonici. La reazione, però, fu presto domata anche per l’intervento di truppe delle Guardie Nazionali dei paesi limitrofi.
Con la cacciata dei Borboni e la costituzione del Regno d’Italia, anche nel territorio di Montesano si diffuse la piaga del brigantaggio ad opera di bande provenienti dal Cilento e dalla vicina Basilicata.

 

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