Novi Velia
Centro del basso Cilento, arroccato su uno sperone del Monte Gelbison o Monte Sacro. Dall’alto del colle è possibile ammirare l’antica via del sale che congiungeva le rive del Tirreno con la Valle del Tanagro. Oltre al pianoro detto Fiumefreddo, il paesaggio racchiude castagni, faggi frondosi e ricchi pascoli.
Da visitare la chiesa di Santa Maria dei Longobardi, con soffitto ligneo e pregevoli dipinti. Conserva una scultura lignea di Santa Margherita ed il gruppo scultoreo dell’Annunciazione.
Prodotto tipico è la mortedda, formaggio a pasta filata, molto simile alla mozzarella, servito su foglie di “mortedda” o mortella, pianta aromatica.
Cosa Vedere...
- Palazzo Cocelli con due portoni di ingresso
Chiesa di Santa Maria dei Longobardi, con soffitto ligneo e pregevoli dipinti. Conserva una scultura lignea di Santa Margherita ed il gruppo scultoreo dell’Annunciazione
Cappella di San Rocco
Resti del castello medioevale
Chiesa di Santa Maria dei Greci
Cappella di San Pietro in Vincoli
Cappella di San Nicola di Bari
Chiesa di San Bartolomeo
Palazzo Vescovile
Torre angioina
Ruderi della Chiesa di San Giorgio con Convento, organizzato su due livelli intorno ad un chiostro con il pozzo centrale. Addossata alla Chiesa, sul lato sud, laddove i resti sono ancora visibili, vi era la Porta San Giorgio, che, con la Porta Longobardi, costituivano i due principali accessi alla città. Durante i lavori di restauro della Chiesa di San Giorgio di Novi sono emersi alcuni frammenti di pitture murali
Santuario della Madonna di Novi Velia, posto in cima al Monte Gelbison o Sacro. In arabo Gelbison significa Montagna dell’Idolo, perché questa montagna è sacra già prima che i Monaci Basiliani nel X sec. fondassero questo santuario sulla vetta. La sacralità dei luoghi si avverte già all’imbocco del sentiero dove tra la folta e suggestiva vegetazione scorre il torrente Torna. Le origini della chiesa risalgono al 1323. Si narra la leggenda secondo cui ogni volta che i lavori del tempio si interrompevano per qualche giorno, alla ripresa si trovavano distrutte le opere prima costruite. Finché una notte, agli operai, che erano saliti sul monte per cercare un agnello smarrito, apparve la Vergine e disse che desiderava che la cappella fosse dedicata agli Angeli. È uno straordinario punto panoramico: dalla sua vetta di godono ampie vedute sulle valli ed i monti circostanti. Chi si incammina in processione si ferma alla Ciampa di Cavallo, dove si buttano giù dalla montagna i sassi raccolti durante il percorso
Sorgente di Fiumefreddo, dove un’acqua sempre limpida e fresca sgorga presso un’effigie della Vergine
Monti di Pietà, due grosse cataste di pietre con una croce sommitale, che ricordano la forte devozione delle antiche genti
Resti dell’abbazia dei Celestini, risalente al XIV sec.
Storia...
Il paese fu chiamato semplicemente Novi fino al 1862 quando, in seguito all’unità d’Italia, fu unito al determinativo Velia, perché si pensa che gli abitanti di quest’ultima città romana, messi in fuga dai Vandali, avessero fondato un nuovo centro abitato proprio dove adesso sorge la Nuova Velia.
La prima notizia documentata dell’esistenza di Novi si trova in un diploma del 1005 con cui il principe di Salerno Guaimario IV faceva dono dei suoi possedimenti a Luca, abate del monastero di Santa Barbara, sito in territorio “de Nobe”.
È certo che Novi fu eletta come presidio dai Longobardi accentrando funzioni politiche, amministrative e militari. I Normanni scelsero Novi come sede di Baronia. Dal 1200 fu posseduta da feudatari molto autorevoli, i quali rivestirono importanti cariche nell’ambito del regno.
Nel 1806 Novi fu occupata dai soldati francesi, i quali commisero nefandezze inaudite. Nel 1820 ebbero inizio i primi movimenti rivoluzionari per la Costituzione; in Novi la setta della fratellanza ebbe molti affiliati, i quali avevano lo scopo di rovesciare il trono di Ferdinando II.
Nel 1848 molti abitanti del paese presero le armi e si unirono alle colonne dei rivoltosi. Diffuso fu anche il fenomeno del brigantaggio, che sparse il terrore in tutto il circondario.