Piaggine
Tra foreste secolari di faggete, a ridosso del Cervati, tra pascoli e rupi, sorge Piaggine, popolata da lupi ed aquile reali. Notevolissima la varietà degli ambienti fluviali, con il Calore ed il fiume Bianco, che si incontrano all’ “inforcativa”, corsi d’acqua preminenti.
Il centro storico digrada dolcemente verso il Calore. Di notevole bellezza alcuni vicoli e gli splendidi portali in pietra degli antichi palazzi nobiliari (Vairo, Tommasini e Bruno).
Da visitare la Grotta della Madonna della Neve, che conserva, al suo interno, una bella statua della Vergine direttamente scolpita dentro al grotta, viste le dimensioni ridotte dell’ingresso, ristretto, secondo la leggenda, dalla Madonna per evitare a dei briganti di trafugare la statua.
Suggestivo e molto sentito è il pellegrinaggio al Monte Vivo, in agosto, effettuabile attraversando il sentiero della Tempa Maggiore.
Cosa Vedere...
- Museo della Montagna, museo naturalistico con numerosi reperti faunistici e botanici di grande importanza. Si possono ammirare rapaci imbalsamati e piante officinali cilentane
Cappella della Madonna delle Grazie, che conserva alcuni dipinti eseguiti nel 1599 da Domenico Monaciello
Chiesa della Madonna del Carmine. La facciata si segnala per la finezza delle decorazioni e per il magnifico portale in pietra. Il Polittico dell’altare, composto di undici tele che raffigurano Santi, Martiri, Angeli ed Immacolata Concezione, è opera del genio del Pietrafesa
Palazzi Vairo, Tommasini e Bruno
Chiesa di San Pietro, edificata nel 1159; notevoli due altari in stucco ed alcune statue lignee
Chiesa di San Nicola. Da segnalare lo splendido portale d’ingresso, l’organo del XVI sec. ed una pregevole “Ultima Cena” alle spalle dell’altare principale
Santuario della Madonna del Monte Vivo, immerso nella natura
Inforcativa, dove il Calore si unisce al fiume Bianco, creando profonde pozze
Monti Vivo, Mottola e Cerasulo, raggiungibili con sentiero della Tempa Maggiore
Boschi Pianelle e Cervatello
Ponte sulla cascata del Calore
Grotta della Madonna della Neve, che conserva, al suo interno, una bella statua della Vergine direttamente scolpita dentro al grotta, viste le dimensioni ridotte dell’ingresso, ristretto, secondo la leggenda, dalla Madonna per evitare a dei briganti di trafugare la statua
Risalita del Cervati tra faggete e radure
Storia...
Il toponimo deriverebbe dalle “spiaggette” del Calore, o dal latino “piaggia”, “declivio”; ma l’originario “Chiaine” (ancora usato nel dialetto) potrebbe anche riferirsi ai detriti che scendono dai monti. L’ipotesi più accreditata sulla nascita del borgo di Piaggine parla di piccole comunità di pastori che dalle “spiaggette” del Calore si aggregarono attorno a una torre di avvistamento (X sec.). Il casale fu chiamato “Chiaine Soprane” e associato dai Longobardi alla Contea di Laurino. Pur ottenendo (1571) una certa autonomia fiscale, Piaggine seguì le vicende di Laurino, rimanendo feudo dei Sanseverino, dei Carafa e degli Spinelli. Sede di un operoso convento di Cappuccini, perse più della metà della popolazione durante la peste del 1656.
Nell’800 ebbe un momento di triste notorietà: paese natio di attivisti liberali e di famosi briganti, fra i quali l’eroe meridionalista Giuseppe Tardio, fu teatro del sanguinoso eccidio di Piaggine. La leggendaria e controversa figura dell’avvocato Giuseppe Tardio di Piaggine è la più significativa del brigantaggio politico cilentano. Con l’Unità d’Italia (1861) Tardio abbracciò la causa borbonica, sostenendo coraggiosamente la scomoda verità di una colonizzazione del Sud. Sbarcò nel Cilento seminando scompiglio e assalendo numerosi paesi e macchiandosi del delitto di Giuseppe Feola a Campora. Rifugiatosi sul Cervati, fu sconfitto dall’esercito, ma riuscì a fuggire a Roma. Tradito per denaro e arrestato, morì avvelenato in carcere (1892). In questi ultimi anni gli é stata intitolata la piazza sulla quale affaccia la sua casa natia ed una fondazione sullo studio del brigantaggio. Il capomassa reazionario Nicola Tommasini era già famoso per i delitti compiuti a Laurino, dove aveva assassinato i simpatizzanti della Repubblica Napoletana (1799) ed assalito la città per impadronirsi di un presunto tesoro (1806). Nel 1815 fomentò la gente del luogo contro il tenente Gaetano Puglia, comandante a Laurino durante il decennio francese. Insieme ad alcuni briganti, ne assalì la casa a Piaggine, bruciandolo vivo e trucidandone sette familiari. Dopo aver arrestato i responsabili, il regime borbonico sostenne la tesi di comodo di un delitto di criminalità comune. Fece quindi assolvere Tommasini e ghigliottinare dieci briganti, le cui teste furono esposte sulla piazza di Piaggine.