Roscigno
Sorge sulle pendici occidentali del Monte Pruno, su una bella valle solcata dai fiumi Ripiti e Sammaro, in un territorio che comprende ampi terrazzi pianeggianti adatti alle colture. Riscoperta da pochissimi anni, il vecchio borgo “Roscigno Vecchia” è stato soprannominato la Pompei del Duemila. Nel 1902 il paese fu abbandonato su ordine del governo per il rischio di una frana. Così tutto è rimasto come un secolo fa: ha conservato intatto il suo tessuto edilizio. Patrimonio mondiale dell’Unesco, definito la “Pompei del XX secolo”, il centro costituisce un eccezionale documento di storia di un passato non molto lontano, ma tanto diverso, nell’intricato labirinto di strettissime e dissestate stradine.
Una testimonianza unica dell’antica civiltà contadina meridionale divenuta proprio un Museo della Civiltà Contadina. Tra le vecchie case in muratura di pietra viva di Roscigno Vecchia, con balconcini di ferro e solai in legno, vecchie botteghe, granai, stalle ed abbeveratoi, con il Museo è stata realizzata un’ampia ricostruzione storica degli usi sociali, degli strumenti di lavoro e di vita quotidiana del mondo contadino. Non si tratta, quindi, di un Museo secondo l’accezione classica del termine, ma piuttosto di una “città-museo”, dove i limiti perimetrali sono dati solo dalle campagne circostanti.
Cosa Vedere...
- Tomba di Monte Pruno. Si tratta della tomba di un capo dell’antico popolo che abitava l’Italia meridionale, dai Greci chiamato Enotrio, sopraffatto tra il 500 ed il 470 a.C. dai Lucani
Museo della Civiltà Contadina.Tra le vecchie case in muratura di pietra viva di Roscigno Vecchia, con balconcini di ferro e solai in legno, vecchie botteghe, granai, stalle ed abbeveratoi, con il Museo è stata realizzata un’ampia ricostruzione storica degli usi sociali, degli strumenti di lavoro e di vita quotidiana del mondo contadino. Non si tratta, quindi, di un Museo secondo l’accezione classica del termine, ma piuttosto di una “città-museo”, dove i limiti perimetrali sono dati solo dalle campagne circostanti. Il Museo raccoglie circa 800 oggetti ritrovati nelle case, nelle cantine e nelle stalle del vecchio paese abbandonato. L’ordine espositivo degli oggetti ripercorre le fasi lavorative dei vari cicli produttivi tipici della zona: la produzione del vino, dell’olio, del pane e della lana
Museo Archeologico, ubicato nell’Aula del Municipio, con annesso laboratorio di restauro
Roscigno Vecchia. Patrimonio mondiale dell’Unesco. Definita la “Pompei del XX secolo”, il centro costituisce un eccezionale documento di storia di un passato non molto lontano, ma tanto diverso, nell’intricato labirinto di strettissime e dissestate stradine. Ai primi del ‘900 il centro fu abbandonato dagli abitanti in quanto minacciato da una frana
Chiesa di San Nicola di Bari a Roscigno Nuova, che ospita un Museo Sacro con opere di grande interesse, tra cui una scultura del Santo del XIV sec., tre splendide sculture quattrocentesche ed un dipinto su tavola della seconda metà del XVI sec. raffigurante l’Eterno Padre col Cristo Crocifisso e Santi
Fontana circolare con antiche vasche sottostanti
Chiesa di San Nicola di Bari a Roscigno Vecchia, risalente al ‘700
Cappella della Madonna dei Martiri, con la scultura murata della Vergine dei Fichi
Bosco di Difesa, misto di ceduo quercino e pino d’Aleppo e marittimo, e di Sant’Elia, misto di pino e quercino, nei pressi del quale vi sono i resti di una cappella e di un’antica fornace
Mulino della Palomenta, in passato alimentato dalle acque del torrente Maiuri
Boschi Tesauro, Pianerelle e San Nicola
Storia...
Ex casale di Corleto Monforte, si sa che verso la fine dell’anno Mille fu costruito un convento dai Benedettini distante un miglio a sud dalla località oggi chiamata Piano, con accanto la Chiesa di San Venere. I corletani, che possedevano terreni in quelle zone e soprattutto i pastori, i porcai ed i bovari, trovavano disagevole percorrere ogni giorno la distanza intercorrente tra l’abitato ed i loro poderi, circa quattro miglia in linea d’aria. Per questo motivo intorno al convento dei Benedettini alcuni Corletani cominciarono a costruire degli insediamenti. Le abitazioni divennero sempre più numerose finché non sorse un vero e proprio agglomerato che fu chiamato Roscigno poiché nella zona abbondavano gli usignoli, in latino “luscinia”.
Nel 1860 i cittadini di Roscigno aderirono alla rivolta contro i Borboni ed alla dichiarazione di annessione al Piemonte. In tutto erano 1500 anime armate che, aggregati alla colonna di Lorenzo Curzio, presero parte alla repressione dei moti filo-borbonici sia nell’Avellinese che a Volturno.
Tra il 1902 ed il 1908, in seguito a leggi speciali sui paesi franosi emanate dal Genio Civile, gli abitanti di Roscigno furono costretti ad abbandonare Roscigno Vecchia, che sorgeva su un territorio sottoposto ad eventi sismici e continue microfrane, per trasferirsi nel nuovo centro distante pochi chilometri più a monte.