Cosa Vedere...

  • Grava del Festolaro, nonché l’Inghiottitoio di Vallevona (affonnaturo). Si tratta di una depressione semicircolare con pareti verticalizzate dall’erosione carsica, di forma ellittica, larga più di 50 mt e profonda circa 90 mt la quale si restringe al fondo, ove le acque alimentano un laghetto stagionale
    Località Lago dove si trovano tre inghiottitoi, il più noto è quello di Rio Torto, costituito da un ampio varco alto circa 30 mt
    Nevara, cavità per raccogliere la neve, usata dai Re di Borbone come sorbetto estivo
    Località Ponte l’Abate, caratterizzato da un ponte di origine medioevale che aveva la funzione di collegare, Sanza a Caselle in Pittari ed il sentiero di Brancato che conduce al vecchio mulino comunale, di cui si possono ammirare i ruderi, tra i quali le due grandi macine di pietra nelle quali veniva convogliata l’acqua del fiume Bussento, che alimentava il Mulino e le Ferriere
    Ruderi dell’abbazia di San Pietro. Della chiesa abbaziale più antica, distinta da quella sorta nel Settecento a poca distanza, rimangono i ruderi di un campanile a vela ed alcune arcate ogivali
    Cappella della Madonna della Neve. La struttura assai semplice di pianta rettangolare è costituita da due corpi, uno interno di origine alto medievale, anteriore al X sec., l’altro esterno decisamente più tardo, forse settecentesco. Non lontano dalla cappella si trova una grotta con un antico simulacro in malta della Madonna col Bambino
    Chiesa dell’Assunta. Di buona fattura è il portale principale in pietra di Padula, il materiale comunemente utilizzato nelle più importanti strutture della zona. La scultura lignea di maggiore pregio è senza alcun dubbio lo splendido Crocefisso  collocato sull’altare maggiore. L’opera, di straordinaria fattura, è da considerare tra i manufatti in legno di maggior importanza del territorio. Di buon livello artistico è pure la Madonna della Neve, anch’essa cinquecentesca. Di notevole pregio sono, infine, una croce processionale in argento di fattura napoletana, datata 1734, ed un calice dello stesso periodo di analoga provenienza
    Cappella di Sant’Antonio. Vi si venera una monumentale statua lignea di Sant’Antonio Abate, collocata nella nicchia sull’altare, riconducibile a Sabino Peluso
    Torre campanaria di San Martino. La struttura dovrebbe essere anteriore al 1468, data segnata su una delle due campane.
    Chiesa di San Francesco d’Assisi. L’edificio conserva un bel portale datato 1610. Degli antichi arredi la chiesa custodisce soltanto un dipinto del XVIII sec. con l’effigie del Servo di Dio Padre Angelo da Maiori, vissuto a lungo e morto nel convento sanzese (1738), ed una bella statua in legno di San Pasquale Bailon realizzata da Sabino Peluso nel 1749. Notevole infine è il ciborio lapideo, scolpito da Andrea Carrara
    Cappella di San Vito. Va segnalata la presenza di un considerevole altare in pietra di Padula di forme tardo barocche, scolpito dal padulese Andrea Carrara nel 1720, e la statua lignea del Santo titolare eseguita da Sabino Peluso nel 1776
    Palazzi Baronale e Bonomo
    Cippo di Carlo Pisacane
    Convento degli Osservanti

Storia...

Ancor prima della presenza lucana e romana, l’abitato arcaico rivestì notevole importanza strategica e commerciale come passaggio obbligato lungo l’antica carovaniera (la via del sale) che collegava la costa (Policastro) col sud del Vallo di Diano, popolato dai Sontini.
Nel Medioevo l’abitato si chiamò Sansa e prosperò una comunità di monaci italo-greci; verosimilmente anche il culto della Vergine della Neve o della Grotta sul Cervato cominciò col monachesimo basiliano.
In epoca sveva ed angioina Sansa contribuì alla difesa e al mantenimento della fortezza di Policastro contro gli attacchi dei pirati saraceni. Nella seconda metà del XIII sec. fu possedimento di vari Signori; poi, per circa 200 anni, dei potenti Sanseverino, dai quali nel 1498 passò ai conti Carafa di Policastro. E’con i principi di Bisognano che Sanza consolida il suo insediamento.
Fu sede di scontri a seguito della rivoluzione repubblicana del 1799. Il brigantaggio trovò nei boschi e negli anfratti del Cervato e del Centaurino l’ambiente ideale per le sue gesta: vi trovò ricetto la banda di Francesco Cozzi alias Ciccotunno di Sanza.
La mattina del 2 luglio 1857 Carlo Pisacane ed i suoi 300, quelli almeno scampati all’eccidio di Padula del giorno prima, sfiduciati, stanchi e privi di munizioni, furono facile bersaglio del sottocapo urbano Sabino Laveglia e della sua truppa e furono uccisi.

 

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