Padula è immersa nel verde delle pendici della Maddalena.
Nota per la bellissima Certosa di San Lorenzo, uno dei più spettacolari monumenti dell’Italia meridionale, con centomila presenze annue italiane e straniere. Fu realizzata per volere di Tommaso Sanseverino, conte di Marsico, nel 1306. Oggi la certosa è un importante polo espositivo ed annualmente ospita alcune importanti mostre di carattere azionale ed internazionale, come la rassegna triennale “Le opere ed i giorni”, ideata e creata da Achille Bonito Oliva. Artisti vengono invitati a realizzare nuovi interventi all’interno della Certosa in un’operazione di stimolo e confronto dell’arte contemporanea.
Da visitare anche il Museo Archeologico della Lucania Occidentale, che contiene materiale archeologico proveniente dalle zone di scavo a sud del Sele. Tra le numerose suppellettili esposte vi sono alcuni vasi con decorazione geometrica. Accoglie, inoltre, materiale proveniente da tombe enotrie di Sala Consilina e di padula; si tratta di oggetti in ambra, bronzo e ferro.
Da non perdere “Padula in festa per Carlo V e frittata delle 1000 uova” in agosto. L’evento prende spunto da un episodio avvenuto nel 1535, riportato in seguito da diversi studiosi. Carlo V di Spagna, al ritorno dalla vittoriosa battaglia di Tunisi contro i Barbareschi, sostò con tutto il suo esercito presso il monastero certosino. I cenobiti prepararono per l’illustre ospite una “pantagruelica imbandigione” e, tra l’altro, versarono in una enorme frittata ben mille uova.

 

Storia di Padula

Il nome del comune, probabilmente, trae origine dalla presenza nella zona, in passato, di una sottostante palude.
In età romana, si sviluppò l’insediamento di Consilinum, che fu attraversato da tutte le vicende storiche della penisola italica, e che fu poi sede di Municipium Romano. Nell’età cristiana, tra i quattro pagus di Consilinum, acquisì particolare rilevanza il sobborgo di Marcellianum.
La nascita si fa risalire al IX-X sec. quando la popolazione, cessata la furia demolitrice dei Saraceni, preferì sistemarsi sulla collina meno elevata e più prossima ai collegamenti della via consolare, dove ancora sorge Padula. Le notizie storiche disponibili confermano l’esistenza di Padula dopo l’anno Mille, facendo a volte riferimento anche ad un insediamento sui monti come quello di Mandrano. Alla nascita di Padula certamente non furono estranei i monaci Basiliani.
Durante il dominio longobardo si sviluppò il culto di San Michele, tutt’oggi Santo Patrono del paese.
Padula visse momenti nefasti nel corso della rivolta contro Carlo d’Angiò, in quanto posizionata sia sulla antica strada romana su cui avanzò la rivolta verso la capitale del regno sia allo sbocco della strada che risaliva dal mare e quindi sconvolta contemporaneamente su due fronti di assalto.
Nel 1296 Tommaso II Sanseverino entrò in possesso di Padula. La sua attenzione fu poi attratta dal sito in cui sorgeva la Grancia di San Lorenzo dell’Abate di Montevergine. Il 28 Gennaio 1306 incominciava a sorgere il primo nucleo della Certosa, che nei secoli assunse le grandiose dimensioni che ancora oggi è possibile osservare. Il paese fu merce in parecchi passaggi di proprietà per molti secoli.
A Padula alcuni giacobini si mossero a favore della Repubblica: alla fine del 1799 le sorelle Silvia e Anna Bonomo ed il giovane Ettore Netti, aiutati da altre persone del posto, eressero davanti alla Certosa di San Lorenzo l’albero della libertà provocando e pagando in prima persona la controrivoluzione realista.
Padula, negli anni che vanno dal 1800 al 1860, ritornò protagonista di nuovi fermenti liberali con la sfortunata spedizione di Carlo Pisacane e l’avventura dei Mille di Giuseppe Garibaldi. Anche tra i Padulesi vi furono degli illustri patrioti, valgono i nomi di Vincenzo Padula, i fratelli Santelmo, Federico Romano e Vincenzo Gerbasi, alcuni dei quali si trovarono coinvolti nei moti salernitani del 1848. Era fine giugno del 1857 quando a Padula giunsero, provenienti da Casalbuono, i “trecento giovani e forti” convinti di poter far fiorire i germogli di una rivolta popolare furono invece trucidati nelle viuzze del centro storico per ordine dell’intendente Aiossa; i superstiti, tra cui lo stesso Carlo Pisacane, furono massacrati poco più in là, a Sanza.
Il malessere e la miseria vissuti dal popolo in quel periodo furono fattori scatenanti l’insorgenza del fenomeno del “brigantaggio”. Tra gli uomini che avevano abbracciato la causa, Angelantonio Masini con la sua banda fu finito a Padula, tradito dalla sua stessa gente.
Cominciò, intorno agli stessi anni, il fenomeno dell’emigrazione verso le terre degli Stati Uniti, proprio in quel paese due padulesi si affermarono in due distinti ambiti: Joe Petrosino, l’eroe-poliziotto che visse la sua vita al servizio della giustizia e che, finì i suoi giorni proprio nella sua Italia, a Palermo, durante una missione di intelligence, nel tentativo di scoprire i rapporti tra mafia americana e siciliana.
L’altro Frank Valente, anch’egli figlio di emigrati, si fece onore negli studi, divenendo uno scienziato, un fisico di grande prestigio che, nonostante la notorietà ha voluto conservare il rapporto con la terra natia lasciando una ingente somma di danaro destinata a borse di studio per i migliori alunni del Liceo scientifico “Carlo Pisacane” di Padula affinché questi possano continuare gratuitamente i loro studi presso il Reenselear Polytechnic Institute di New York istituzione di cui egli stesso fu direttore.

 

Padula Cosa Vedere ...

  • Ruderi della Badia di San Nicola al Torone
  • Chiesa rupestre di San Michele alla Grottelle
  • Convento di San Francesco. La ricca decorazione eseguita dall'artista Francesco De Martino della vicina Buonabitacolo nel 1713, l'abbondanza di stucchi che ornano gli altari, rivelano il barocco. Gli affreschi lungo le pareti, a cominciare dall'arco maggiore, che rappresentano episodi dell'infanzia di Gesù, sono firmati da Anselmo Palmieri di Polla che li dipinse nel 1715. Nella navata centrale si distingue tra gli altri l'altare dedicato a San Francesco
  • Chiesa dell'Annunziata con cripta ed Ossario dei Trecento della Spedizione di Carlo Pisacane, trucidati il 1 luglio del 1857
  • Chiesa di San Clemente
  • Chiesa di San Martino
  • Chiesa di San Giovanni
  • Monastero di Sant'Agostino
  • Chiesa di San Pietro Petroselli
  • Chiesa di Santa Maria della Civita
  • Cappella di San Vincenzo
  • Cappella della Madonna del Carmelo
  • Ruderi del castello normanno
  • Chiesa di San Nicola de Donnis. La cupola semisferica, impostata su un tamburo circolare, poggia sulle tre absidi semicircolari. Lembi di affreschi sono visibili sulla parete sinistra della iconostasi, laddove è raffigurata la Presentazione al Tempio: sono distinguibili quattro personaggi dai nasi aquilini e dalle barbe accurate, in piedi ed in posizione frontale. Sulle pareti laterali dell'aula erano affrescate le teorie degli Apostoli e dei Santi.  Provenienti dalla chiesa e attualmente conservate presso i depositi della Certosa si segnalano due statue lignee: il Cristo benedicente, attribuito alla bottega degli Alamanno (fine 1400), mancante dei braccio destro e della mano sini­stra, e la Madonna delle Grazie, forse opera di Giovanni da Nola nel suo periodo giovanile (XVI sec.)
  • Chiesa di San Michele con statua lignea della Madonna del Latte
  • Porta della Chianca vecchia
  • Battistero paleocristiano di San Giovanni in Fonte
  • Cappella di San Sepolcro
  • Palazzi Baronale, Romano, Santelmo, Trezza, Petrella, Fardello e Di Stasio
  • Torri angioine delle mura
  • Portale dell'Ospedale della SS. Annunziata
  • Porta dell'Auliva
  • Valle dei mulini
  • Museo Archeologico della Lucania Occidentale, che contiene materiale archeologico proveniente dalle zone di scavo a sud del Sele. Tra le numerose suppellettili esposte vi sono alcuni vasi con decorazione geometrica. Accoglie, inoltre, materiale proveniente da tombe enotrie di Sala Consilina e di padula; si tratta di oggetti in ambra, bronzo e ferro
  • Certosa di San Lorenzo, uno dei più spettacolari monumenti dell'Italia meridionale, con centomila presenze annue italiane e straniere. Fu realizzata per volere di Tommaso Sanseverino, conte di Marsico, nel 1306
  • Casa museo di Joe Petrosino il detective forse più celebre al Mondo, che ha combattuto la Mafia da New York alla Sicilia, dove perse la vita
  • Località Mandrano e Mandranello, con aree attrezzate

 

 

La Certosa di San lorenzo

La sua costruzione fu voluta e finanziata a partire dal 1306 da Tommaso Sanseverino, conte di Marsico e signore dei Vallo di Diano. Tommaso aveva acquistato, in precedenza, dall’Abbazia di Montevergine un’antica grancia già dedicata a San Lorenzo, costituendo il nucleo originario su cui realizzare il cenobio.
Dell’impianto più antico restano in Certosa pochi elementi: tra questi si ricordano lo splendido portone della chiesa datato al 1374 e le volte a crociera della chiesa stessa.
Gli ambienti delle certose si dividono in “casa bassa” e “casa alta”: nella prima rientrano i luoghi di lavoro (depositi, granai, stalle, lavanderie, ecc.), la seconda, invece, è la zona di residenza dei padri, il regno dei silenzio e della più stretta clausura.
Nel 1807 la Certosa di San Lorenzo fu soppressa ed i monaci costretti ad abbandonarla. Tutto il tesoro d’arte, tele, ori, statue, argenti, ecc., che i monaci avevano acquisito nei secoli precedenti, fu portato via, compresi i testi della ricchissima biblioteca, e disperso.
Colpiscono per grandezza e monumentalità il chiostro grande (che misura 500 mt di perimetro ed è impreziosito da 84 archi) e la corte esterna di forma rettangolare. Importanti sono anche il chiostro della foresteria, decorato nel XVI sec.; la chiesa trecentesca; la Sala del Capitolo, rettangolare e ricca di stucchi settecenteschi; il chiostro del cimitero antico; la Cappella del Tesoro, con una sontuosa decorazione settecentesca; la Cappella del Fondatore, nella quale si possono ammirare l’altare in scagliola ed il sarcofago cinquecentesco in pietra dove il fondatore è raffigurato nelle vesti di un guerriero dormiente; la cucina e le cantine (con il frantoio del 1785); il refettorio, con il dipinto ad olio su muro: vi è raffigurata una scena che ben si adattava alle funzioni della sala, le Nozze di Canaa ovvero il Miracolo dell’acqua e vino; il chiostro dei procuratori; la cella del priore (in realtà un appartamento residenziale di ben dieci stanze, con in più vari locali di servizio, l’archivio, l’accesso diretto alla biblioteca, un bel giardino con loggia affrescata e la cappella privata) e quelle dei padri certosini; lo scalone ellittico a doppia rampa che si rifà ai modi sanfeliciani e vanvitelliani ed è firmato da Gaetano Barba; il grande giardino della clausura (il “desertum”, confine invalicabile tra la vita spirituale della clausura e il mondo esterno).
La biblioteca è molto caratteristica per la vastità degli ambienti e la ricchezza decorativa: vi si accede da una splendida scala elicoidale di 38 scalini e presenta il pavimento maiolicato, mentre la volta della sala è coperta da una grande tela, dipinta da Giovanni Olivieri, nel 1763.
Degna di nota è la facciata della Certosa, che si può ammirare dalla corte esterna, realizzata nel 1718 in stile tardo manierista; presenta al primo ordine quattro nicchie, con le statue di San Lorenzo, San Paolo, San Pietro e San Bruno di Colonia.
Tra le tante opere trafugate dalla Certosa da ricordare il Ciborio di Jacopo Del Duca, allievo di Michelangelo, fortunatamente rientrato in sede.

 

 

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