E' il centro commerciale e di servizi più importante del Cilento. Posto alle falde del Monte Gelbison, Vallo della Lucania svolge la funzione di centro propulsore e dinamico di tutto il Cilento. Il territorio è solcato di torrenti Badolato e Massalpina.

Da visitare il Museo Diocesano ricco di statue lignee ed opere pittoriche della tradizione locale. È un luogo di arte sacra che rappresenta tutto il Cilento; non c'è paese che non ha contribuito con un oggetto sacro, riconducibile alla religiosità popolare. Le sale del Museo rappresentano una realtà viva, sono pagine di storia e di radici di un'identità religiosa dalle caratteristiche inconfondibili. Gli oggetti esposti sono il simbolo di secoli di fede cristiana, caratterizzata da un comune sentire religioso, che diventa spesso forza per affrontare e superare le difficoltà quotidiane. Il Museo Diocesano può definirsi il simbolo della fede cristiana e di una civiltà cilentana, profondamente legata alla realtà umana, alla dignità della persona, al lavoro come mezzo di realizzazione del proprio essere. Il percorso museale di arte sacra parte dall'antica e vasta diocesi di Capaccio e rappresenta una vasta territorialità, in un percorso di geografia artistica legata alla spiritualità che, negli strati più popolari, si è manifestata come sentire religioso spesso pervaso da elementi magici e pagani.



 

Storia di Vallo della Lucania

L'antico nome Castrum Cornutum gli fu dato dai suoi fondatori, i Cornuti, popolazione originaria dell'Illiria, dove era la città di Cornuto. Da un manoscritto del secolo XVIII si evince che i due casali di Cornuti e Spio erano sorti al tempo di Annibale.

Il casale, fino al XVI sec., fu di modeste dimensioni ed infatti la popolazione contava appena trecento unità; verso la fine del 1400, passato sotto il dominio della Santa Casa dell'Annunziata di Napoli, godette di maggiore libertà ed iniziò a svilupparsi. Nel 1656 il casale fu flagellato dalla carestia, ma la popolazione seppe riprendersi ed infatti, alla fine del 1600, gli abitanti erano 1732. Nel XVIII sec. il paese cambiò nome in Vallo di Novi e fu proprio in quell'epoca che raggiunse il massimo della prosperità e ricchezza grazie all'industria della seta e dalla concia del cuoio. Infatti dalle Calcinaie di Vallo, nel 1700, uscivano oltre diecimila pezzi di suola all'anno, che gli stessi abitanti vendevano nei mercati del Regno, in Basilicata, in Calabria e nelle Puglie. Con queste attività e con l'istituzione del mercato, Vallo divenne un centro ricchissimo, e potè salvarsi dalle varie carestie che si susseguirono in quel secolo, tra cui quella, tremenda, del grano del 1764.

Nel XVIII sec. Vallo divenne importante centro di cultura, soprattutto per merito del clero. Furono, infatti, create scuole di grammatica, di teologia, di filosofia e di letteratura.

Nel 1809 il governo francese istituì anche a Vallo le scuole pubbliche. Nel decennio di dominazione francese Vallo fu elevato a sede di Sottointentenza e di Consiglio Distrettuale. Nel 1809 Gioacchino Murat visitò Vallo e fu accolto dalla popolazione con entusiasmo ed onore. A seguito dei moti rivoluzionari del 1828, giunse a Vallo il Maresciallo Del Carretto con la nomina di Commissario del Re. La rivolta fu domata nel sangue e, nella piazza di Spio, la sera del 19 luglio 1828 furono fucilati i primi cospiratori. Ivi erano anche ubicate le carceri borboniche.

Nel 1848 vi fu un nuovo tentativo insurrezionale, animato ed organizzato da Costabile Carducci, deputato nativo di Capaccio al Parlamento napoletano: a Vallo fu proclamata la Repubblica.
Nel 1850 fu inaugurato il Tribunale circondariale e nel 1851 vi si stabilì l'omonima Diocesi.

Dal 1862 la città assunse il nome definitivo di Vallo della Lucania.

Merita particolare menzione la partecipazione di alcuni cittadini vallesi alla battaglia di Solferino del 24 giugno 1866.


 

Vallo della Lucania Cosa Vedere ...

  • Cattedrale di San Pantaleone
  • Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Conserva un polittico attribuito ad Andrea da Salerno.
  • Chiesa di San Nicola
  • Cappella del Crocifisso
  • Fontana di Piazza Santa Caterina
  • Fontana dei Quattro Leoni
  • Museo Diocesano ricco di statue lignee ed opere pittoriche della tradizione locale. È un luogo di arte sacra che rappresenta tutto il Cilento; non c'è paese che non ha contribuito con un oggetto sacro, riconducibile alla religiosità popolare. Le sale del Museo rappresentano una realtà viva, sono pagine di storia e di radici di un'identità religiosa dalle caratteristiche inconfondibili. Gli oggetti esposti sono il simbolo di secoli di fede cristiana, caratterizzata da un comune sentire religioso, che diventa spesso forza per affrontare e superare le difficoltà quotidiane. Il Museo Diocesano può definirsi il simbolo della fede cristiana e di una civiltà cilentana, profondamente legata alla realtà umana, alla dignità della persona, al lavoro come mezzo di realizzazione del proprio essere. Il percorso museale di arte sacra parte dall'antica e vasta diocesi di Capaccio e rappresenta una vasta territorialità, in un percorso di geografia artistica legata alla spiritualità che, negli strati più popolari, si è manifestata come sentire religioso spesso pervaso da elementi magici e pagani
  • Pinacoteca. Conserva un polittico attribuito a Cristoforo Faffeo (1482), un altro proveniente da Stella Cilento, una Trasfigurazione ascritta a Marco Pino da Siena, un calice databile al secondo decennio del XIV sec. eseguito da Guidino da Siena, un cofanetto dell'inizio del XV sec. attribuito alla bottega degli Embriachi
  • Piazza di Vittorio Emanuele con il Porticato in colonne di pietra
  • Badia di Santa Maria, opera dei monaci italo-greci
  • Chiesa di Santa Maria della Vittoria
  • Chiesa di San Filadelfo
  • Convento dei Padri Cappuccini
  • Chiesa di Santa Veneranda
  • Necropoli di Chiusa delle Grotte
  • Cappella di Sant'Antonio
  • Palazzi Bocchetti, Mainente, De Hippolitis, Sica, Campanile, Tipoldi
  • Palazzo vescovile

 

 

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